Tre personaggi cercano storia

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  1. Giuly_Holly
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    Cari Utenti eccoci qui pronte per un nuovo concorso … Si tratta del 2° concorso di scrittura proposto da questo forum, che sarà totalmente diverso dal precedente … Ora vi spiego ….

    Il tema e il titolo : Tre personaggi cercano storia


    Come funziona: Qui sotto ci sono le descrizioni di tre personaggi (creati dal giudice). Ogni utente sia che concorra per se stesso sia che concorra per il forum a cui appartiene, deve scrivere ed inventare una storia che abbia all’interno i tre personaggi proposti dal giudice. In particolar modo tutte le storie dovranno avere non solo i personaggi descritti ma anche tutto ciò che li rigurda. Non è possibile cambiare nulla a livello delle caratteristiche o dei nomi dei personaggi, tutto ciò che è scritto dovrà esserci nella vostra storia. Una volta riportati i tre personaggi, potete aggiungerne di nuovi, invitare l’ambientazione, la trama e il periodo del vostro racconto. La storia deve essere lunga almeno 20 RIGHE (obbligatorie sennò la storia non verrà presa in considerazione) ma non siete obbligati a fare un finale ossia potete lasciare che ogni lettore immagini la conclusione della storia come meglio crede. State attenti a non dimenticare nessun dettaglio riportato nella zona “elementi chiave” altrimenti la vostra storia verrà segnalata e dovrete modificarla o riscriverla in modo tale che ci sia tutto. Prima di postare la vostra storia ricordatevi di scrivere:

    1) Nome del forum che rappresentate oppure (se concorrete per voi stesse) il nick name :
    2) Il link riferito al punto 1 :
    3) Il genere del vostro racconto (avventura, fantasy ecc) :
    4) Dove volete essere avvertiti una volta terminato il racconto :

    Durata: Il concorso durerà 40 giorni circa. Abbiamo deciso per un tempo cosi lungo in modo tale da permettere a tutti di partecipare. Il giudice per questo concorso sarà la nostra moderatrice della sezione Letture ossia Farah89. Il metodo di giudizio sarà spiegato da lei successivamente.

    Premi: I vincitori saranno i primi 3 classificati. Ad ogni vincitore spetterà un banner personalizzato o trofeo.

    Elementi chiave:

    CODICE
    >Vincent King: un poliziotto di 25 anni tormentato da un passato misterioso innamorato di Aurora Turner
    >Aurora Turner : 22 anni giovane studentessa universitaria fidanzata con Evan Holmes ma attratta da Vincent
    >Evan Holmes: 30 anni Un ragazzo abituato a vivere nel lusso e ad avere sempre quello che vuole, un personaggio pericoloso ma che ha anche fascino



    Potete postare le vostre storie entro e non oltre il 14/02/15



    eu28wby

    CODICE
    [URL=http://esercitodiatena.forumfree.it/?t=70089183][IMG=eu28wby]http://i.imgur.com/eu28wby.jpg[/IMG][/URL]

    Credo di aver spiegato tutto, se c'è qualcosa che non è chiaro fatecelo sapere ... siamo qui :)

    Buona fortuna e pronti via :)
     
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  2. Farah89
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    Allora Come detto dalla nostra Founder anche in questo concorso dovrete scrivere una storia con i personaggi sopra descritti.non potrebbe cambiare ne i nomi ne le loro professioni ma potete descriverli come piu vi piace. Avete carta bianca sia per l ambientazione sia per il genere di storia puo essere del genere romantico oppure horror o thriller! Grazie per l attenzione e buona fortuna a tutti voi!
     
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    Mi iscrivo, anche se non sono certissima del genere del mio racconto (ma dato il tema del concorso il romantico dovrà esserci per forza: io sono indecisa fra un misto di romantico e fantasy ed un misto fra romantico ed horror)... :huh:
    Ovviamente anche stavolta parteciperò in nome del forum Mademoiselle Anne:
    http://mademoiselle.anne.forumcommunity.net/
    E preferisco essere avvisata tramite messaggio privato. :)

    Allora, modifico il post come da regolamento aggiungendo la mia storia (un po' lunghetta stavolta :P):

    Forum: .::Mademoiselle Anne::.
    http://mademoiselle.anne.forumcommunity.net/
    Genere: romantico/mystery/fantasy/horror (insomma, non lo so definire bene)



    “Allora, dovete trattenere la mia fidanzata ancora per molto, come se fosse una criminale?”
    Il tono di Evan Holmes era autoritario, prepotente, come al solito. Non era abituato a dover ripetere una richiesta: non lo era mai stato in casa sua, dove era cresciuto nel lusso più sfrenato, e non lo era alle imprese Holmes, dove suo padre lo aveva abituato fin dagli ultimi anni di studi a comandare ed a prendere decisioni a proposito di tutto e di tutti, affinché potesse succedergli. Ed il giovane Holmes si era adattato perfettamente alla situazione, sia perché comandare gli piaceva, sia perché effettivamente aveva dimostrato un enorme potenziale che aveva indotto il padre a lasciargli spesso le redini della situazione per concedersi una vacanza all’estero con la donna di turno, dandogli così un’altra preziosa lezione: stare con le donne può essere molto piacevole e divertente, ma non bisogna farsi assolutamente condizionare da loro, né tanto meno consentire loro di fare il loro comodo, se contrario al proprio interesse. Una lezione che non aveva mai potuto contestare sua madre, morta troppo presto senza che suo padre avesse mai dimostrato di sentirne troppo la mancanza.
    Aurora, che aspettava pazientemente di essere congedata dal commissario, si volse sconcertata verso la porta che Evan aveva spalancato con violenza, alla sola informazione che lei era lì, senza nemmeno attendere il permesso di entrare. Si sentì morire per l’imbarazzo ma non osò rimproverargli la sua arroganza, solo si chiese per l’ennesima volta come mai avesse accettato che un tipo del genere diventasse il suo fidanzato: forse per il bene di suo padre, capo di una piccola azienda subordinata alle imprese Holmes, che soltanto lui con un suo generoso finanziamento avrebbe potuto salvare dalla chiusura? Eppure non ne aveva avuto un’opinione affatto negativa quando lo aveva incontrato in occasione della sua festa di diploma, organizzata dal padre in uno dei migliori locali della città, in tempi migliori. E quando pochi mesi dopo era venuta a conoscenza dell’interesse di quel giovane magnate per lei la cosa non le era dispiaciuta affatto, anzi, riusciva perfettamente a comprendere come mai Evan fosse uno degli scapoli più ambiti della migliore società, e non solo per l’immenso patrimonio della sua famiglia: laureatosi con il massimo dei voti nell’università più prestigiosa degli Stati Uniti, estremamente colto e conoscitore di 5 lingue straniere, era tremendamente affascinante, con lo sguardo così intenso dei suoi occhi chiari quasi come il ghiaccio e quei capelli biondi che tradivano le origini russe del ramo materno della sua famiglia, del quale però egli al pari di suo padre non pareva particolarmente fiero… Lo sguardo di Evan, che all’epoca le pareva dimostrasse solo tutta la sua intelligenza, in seguito sempre di più le era sembrato soprattutto un indizio inequivocabile della sua superbia, anche se nonostante tutto lei non aveva mai preso in considerazione l’idea di allontanarsi da lui, sia per i problemi che il suo rifiuto avrebbe causato a suo padre che tanti sacrifici continuava a fare per lei, sia per il fascino che il suo fidanzato continuava ad esercitare in certi momenti nei suoi confronti.
    Il commissario a stento contenne il suo disappunto per la sfrontatezza di Evan; l’istinto lo avrebbe indotto a farlo sbattere fuori, a dispetto di chi fosse e dell’influenza che lui e la sua facoltosa famiglia avrebbero potuto avere in città, o magari nel paese: era sempre stato un uomo tutto d’un pezzo, perciò lo avrebbe fatto senza troppi complimenti, se solo non avesse incrociato lo sguardo mortificato di Aurora. Ma avendo colto ciò che la ragazza pensava, preferì toglierla da quell’imbarazzante situazione e congedarla: “Per ora può andare, signorina, ci ha già fornito molte informazioni, ed ora presumo che sia stanca… La ringrazio, e la prego solo di restare a disposizione, intanto ricostruirò meglio la dinamica dei fatti con l’aiuto dell’agente King, che l’ha accompagnata qui e potrà fornirmi altri preziosi dettagli!”
    Riprendendo fiato Aurora si alzò dalla sedia di fronte al commissario e lo ringraziò per la sua pazienza e per la sua comprensione. Quindi si voltò verso l’agente King, quel ragazzo che l’aveva soccorsa giusto in tempo in quel vicolo buio e che inizialmente per via del suo abbigliamento per nulla "professionale" ed i lunghi capelli neri raccolti in una coda le era parso soltanto un altro complice dei suoi aggressori, prima che si rivelasse per quello che era, per l’appunto un agente in incognito. Ma soprattutto le si era rivelato quale colui che mai si sarebbe aspettata di rivedere dopo così tanti anni, Vincent!
    “Vincent, volevo dirti… Grazie, se non fosse stato per te io…”
    “Lo conosci?” si intromise Evan.
    “Sì, vedi, Evan, è così strana la vita… Vincent era un mio compagno di scuola quando andavo alle elementari!”
    Al che subito lo sguardo di Evan quasi la fulminò, per poi passare a fissare Vincent, che scrutò con sospetto, cercando in lui una qualsiasi reazione particolare, invano.
    “Ho fatto semplicemente il mio dovere, signorina Turner” si limitò a risponderle Vincent per poi sedersi al suo posto di fronte al commissario.
    Questo atteggiamento indifferente diede tale soddisfazione ad Evan che questi si associò ai suoi ringraziamenti: “La ringrazio anch’io, agente, per aver impedito che la mia fidanzata venisse rapinata ed aggredita: è sempre così incosciente, ma sono certo che questa disavventura le abbia insegnato ad essere più prudente in futuro ed ad evitare certe zone malfamate… Ma ora non vi faremo perdere altro tempo, anzi, mi scuso per il mio atteggiamento di prima, scatenato solo dalla mia grande ansia per lei: su, Aurora, torniamo a casa, la tua famiglia sarà in pensiero!” E cingendole le spalle con un braccio la condusse fuori, quasi spingendola, come certamente non sfuggì a Vincent.
    Aurora sedette sul sedile del passeggero, lasciando che Evan le allacciasse la cintura, com’era solito fare quando la portava in auto con sé. Si trattava di un atteggiamento protettivo, una delle cose che l’avevano colpita di lui la prima volta che erano usciti insieme, ma mai come in quel momento anche quella cintura le diede un senso di soffocamento: era davvero una manifestazione d’amore, o piuttosto un modo come un altro per controllarla, per preservare da tutto e da tutti la sua fidanzata, da mantenere e sfoggiare esattamente come un oggetto proprio come tanti? Fu ben felice del fatto che lui avesse almeno per il momento rinunciato a farle un altro suo personale terzo grado sull’accaduto (era così certa che le avrebbe rimproverato la sua scelta di indossare un abito un po’ più corto ed attillato del solito, dato che Evan era il tipo da affermare che una donna che si abbigliava in una maniera troppo sexy si andava certamente a cercare certe situazioni), dato che aveva sintonizzato la radio dell’auto sulla sua emittente preferita, quella che trasmetteva musica classica 24 ore su 24. Subito le note de La notte sul monte Calvo di Musorgskij invasero l’abitacolo, ma stavolta quella musica “demoniaca” (come diceva lei per definire quel brano che era uno dei preferiti di Evan ma che a lei ricordava semplicemente la scena che l’aveva impressionata tanto da bambina del film Fantasia, dove appunto ricordava quell’unica scena del film, che aveva trovato un po’ impressionante per via di tutti quei demoni che folleggiavano su una montagna) fu per lei come un toccasana, riportando alla sua mente un ricordo lontano, risalente ai tempi felici e spensierati della sua infanzia…

    La piccola Aurora era una bimba come tante, che frequentava la scuola elementare del suo quartiere. Le piacevano tanto quegli abitini tutti volants e con le maniche a sbuffo che le faceva indossare la mamma, anche se ormai le ragazzine solo di poco più grandi di lei iniziavano già a voler scimmiottare quelle “grandi”, un po’ indotte dalle loro stesse madri, che a volte non erano davvero le loro madri ma semplicemente le nuove “compagne” dei loro padri. Le compagne dei padri, delle loro amiche (infatti spesso le chiamavano per nome, anche perché spesso erano giovanissime, come se fossero state sorelle maggiori!), ma non dovevano chiamarle “matrigne”, come Grimilde di Biancaneve o Madame Tremaine di Cenerentola, ed essere come loro antipatiche e perfide, odiando le loro figliastre? E cos’erano quelle “famiglie allargate” di cui parlavano? Lei proprio non riusciva proprio a capire, era cresciuta in tutt’altro ambiente molto all’antica, con una madre, un padre e due fratelli più grandi, una sorella partita per il college appena compiuti i 18 anni, ed un fratello liceale che di certo non aveva tempo da perdere con una bimba piccola con le treccine, preso com’era dalle sue amicizie. Era nata quasi 10 anni dopo suo fratello, dopo che sua madre aveva superato con difficoltà una lunga e brutta malattia e tanto meno avrebbe mai pensato di poter avere altri figli, così i suoi l’avevano sempre considerata come un prezioso ed inaspettato dono dal cielo, tenendola il più possibile sotto una campana di vetro…
    Aveva 7 anni quel giorno. Ogni venerdì la sua maestra aveva l’abitudine di far guardare un cartone animato ai bambini: un po’ per farli rilassare dopo la fatica delle lezioni di un’intera settimana ed un po’ anche per abituarli a scambiarsi opinioni fra loro, il che li avrebbe aiutati, fra l’altro, a socializzare meglio. Una strategia riuscitissima, infatti i bambini aspettavano sempre con impazienza il venerdì, ma a quanto pare quella volta la maestra aveva fatto una scelta infelice per Aurora. Il titolo era davvero allettante, Fantasia, di Walt Disney; il contenuto però era alquanto atipico rispetto alle tante favole viste fino ad allora, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco, La Bella e la Bestia… Tutta musica? Che noia, sicuramente quelli dell’ultima fila si sarebbero addormentati! Invece no, con tanti personaggi così carini ed espressivi che non serviva farli parlare per farli comprendere ed amare anche dai bimbi come loro… Soprattutto gli struzzi, gli ippopotami e gli elefanti in tutù, anche se questi ultimi non poterono non suscitare la classica battuta maligna contro la compagna di classe più cicciottella dai soliti prepotenti. Ma verso la fine i toni erano cambiati, era partita quella musica ed apparsi tutti quei demoni… Non ne aveva mai visti, i suoi erano così attenti a ciò che guardava in televisione e si prodigavano per proibirle tutto quanto la cui visione potesse in qualche modo turbarla, ed evidentemente pur rimanendo zitta la sua espressione aveva tradito il suo stato d’animo, dato che il solito prepotente aveva colto l’occasione al volo per afferrarle una treccia proprio quando la musica raggiungeva i toni più gravi: “Ora i diavoli ti prenderanno!” le aveva detto, ed allora lei non ce l’aveva fatta più ed era scappata via in preda al panico, non notata da nessuno, tutti gli altri erano ancora presi dal film. Era stato allora che l’aveva incontrato per la prima volta, letteralmente sbattendogli contro in corridoio. A 10 anni Vincent prometteva di diventare molto alto, mentre lei era sempre stata molto minuta, troppo per la sua età, e la caduta fu inevitabile. Era stata lei ad avere torto, correndo in corridoio gli era andata addosso e solo per la notevole differenza di corporatura non gli aveva fatto male, eppure lui non se l’era presa. L’aveva aiutata ad alzarsi, le aveva dato un fazzoletto e chiesto perché piangeva; infine, quando lei gli aveva raccontato dei diavoli cattivi, non aveva riso di lei, anzi, le aveva spiegato che quelli erano diavoli buoni, non andavano in giro a prendere i bambini, e poi l’aveva riaccompagnata dalla sua maestra, che ovviamente alla fine del film si era accorta della sua assenza: insomma, davvero un piccolo gentiluomo, con il quale aveva poi fatto subito amicizia scoprendo che si trattava del classico tipo a cui non si poteva non volere bene, bravo negli studi dunque un po’ secchione, ma che mai negava il proprio aiuto agli amici! Di lì a poco Vincent era poi andato alle medie, ma l’edificio si trovava a fianco della scuola elementare, perciò la loro amicizia era continuata, soprattutto dopo che lei si era resa conto che abitavano abbastanza vicini nello stesso quartiere: qualcun altro trovandosi troppo spesso intorno quella bimbetta che puzzava tanto di latte si sarebbe sentito assillato, ma lui pareva in qualche modo essersi affezionato, e non le negava mai una parola gentile.
    Questa amicizia, nata in maniera un po’ strana, era poi continuata per tutto il periodo in cui Vincent aveva frequentato le medie. Poi, con il suo passaggio al liceo scientifico, sarebbe andato dall’altra parte della città, ma avrebbe potuto sempre incontrarlo fuori scuola, così aveva pensato Aurora, che nel frattempo aveva fatto di tutto per diventare un tipo più allegro e sicuro di sé, pensando che altrimenti non gli sarebbe più piaciuta, dato che, si era ritrovata a pensare, non le sarebbe dispiaciuto affatto di sposarlo quando dopo la scuola, quando lei sarebbe diventata una scrittrice famosa e lui uno scienziato!
    Ma non aveva fatto i conti con il destino, che le riservò, quando Vincent aveva appena iniziato il secondo semestre del primo anno al liceo, un’amara sorpresa. Quel giorno in cui lui le aveva promesso di assistere allo spettacolo organizzato dalla sua classe, ma poi per la prima volta era venuto meno ad una sua promessa. Troppo assurdo da parte sua, ed infatti dopo che lo spettacolo fu finito i genitori l’avevano presa da parte per comunicarle la drammatica notizia che non le avevano dato prima solo per poterle permettere di godersi quella giornata serenamente, il suo amico Vincent si era improvvisamente trasferito in un’altra città, a causa del lavoro del padre: all’epoca troppo piccola per sospettare di quel racconto così strano (il suo amico Vincent non sarebbe mai partito senza nemmeno salutarla, dirle addio!), dopo averci ripensato in seguito aveva poi chiesto ad ex-vicini di casa dei King, dai quali aveva saputo che in realtà quella notte qualcuno si era introdotto nell’abitazione, trucidando barbaramente i signori King e due dei loro 3 figli, che erano poi stati ritrovati praticamente a pezzi, in una casa praticamente devastata, in parte bruciata. La polizia non era mai riuscita a scoprire le cause e le dinamiche di quel crimine così misterioso; in ogni caso Vincent era stato ferito, anche se in qualche modo si era salvato, ma loro non l’avevano più rivisto perché il ragazzino era stato ricoverato in ospedale ed era arrivato suo zio, il fratello minore del padre, che alla sua dimissione l’avrebbe portato via con sé, al sicuro ma in un’altra città, all’estero.

    Col tempo Aurora si era rassegnata all’idea di non poter mai più rivedere il suo caro amico di un tempo per il quale, se n’era resa conto, aveva preso una bella cotta, e d’altra parte aveva pensato a lui sempre di meno dopo aver incontrato Evan; il passato però le si era presentato bruscamente davanti quella sera, nei panni di quel giovane poliziotto che era giunto in suo aiuto, in quel vicolo buio come tanti anni prima, nel corridoio della scuola… Chissà, quella cicatrice sul viso poteva essere l’esito di una ferita riportata in servizio o forse era un ricordo ben più lontano, risalente a quella terribile notte? Quante cose avrebbe avuto da dirgli, se solo Evan non fosse arrivato così tempestivamente, anche se lo sguardo dell’agente King era come spento, così diverso da quello del bambino estroverso e gentile di allora, infatti solo quando le si era presentato lei aveva avuto la certezza assoluta della sua identità! La vita lo aveva segnato fino a quel punto, da non poter gioire nemmeno dell’incontro con una vecchia amica… Ma forse era questo il problema, forse l’averla rivista doveva aver riacutizzato i suoi dolorosi ricordi, e quando si sarebbero rivisti le cose sarebbero migliorate!
    “Aurora, mi ascolti? A cosa stai pensando?” ancora la voce di Evan la distolse da quell’ondata di ricordi e riflessioni. Ed ancora il suo sguardo la trafisse, indagatore.
    “Scusami, Evan, ero distratta… Sarà la stanchezza, improvvisamente sento la tensione di quei momenti, ho corso un grosso pericolo, lo capisci…”
    “Uhm, bene, piuttosto dovresti averlo capito tu, questo conta, che tu abbia imparato la lezione, così sarai più prudente e non dovrò più preoccuparmi così per te” Evan sospirò “Siamo arrivati a casa tua, mi raccomando, vai a letto subito dopo cena, hai bisogno di riposare”
    Evan fermò l’auto davanti all’ingresso, ma declinò il suo invito a salire per unirsi a loro per la cena, non voleva disturbare a quell’ora così tarda.
    “Allora a domani, mia cara” la salutò frettolosamente con un bacio sulla fronte, laddove Aurora sentì il gelo al tocco delle sue labbra.
    “A domani, Evan, e grazie”
    E rincasò in fretta, non potendo vedere che Evan si trattenne ancora lì, in piedi accanto all’auto, il suo sguardo che continuava a seguirla finché non ebbe percorso tutto il vialetto e si infilò nel portone d’ingresso senza voltarsi indietro.

    Quella notte Aurora si rigirò a lungo nel suo letto finché il sonno non sopraggiunse, quando la mezzanotte era passata da un pezzo: sicuramente l’indomani avrebbe dovuto coprire bene col trucco le occhiaie! A qualcun altro però le cose non andavano molto meglio: Vincent si era trattenuto in commissariato per altre due ore prima che il commissario decidesse finalmente che era stata una giornata dura per tutti e che avrebbero potuto riprendere le indagini l’indomani, dato che avevano raccolto informazioni sufficienti per poter fermare un paio di loro vecchie conoscenze, negli schedari della polizia già da un pezzo. Giunto a casa la tensione accumulata lo aveva privato totalmente del sonno, così, soddisfatto del panino che aveva consumato poco prima in commissariato, aveva deciso fare una doccia prima di andare a letto. Si trattenne a lungo sotto un getto d’acqua forse un po’ troppo fredda dove gli parve di sentire un certo sollievo, ma poi, quando per indossare l’accappatoio si ritrovò davanti allo specchio del bagno, la vista della sua immagine lo fece incupire nuovamente. Gli capitava sempre, perché il suo corpo segnato gli riportava alla mente quella notte, che lo aveva separato dalla piccola Aurora, che in realtà mai aveva dimenticato in tutti quegli anni. Ma che soprattutto lo aveva separato dai suoi genitori e dai suoi fratellini, in quel modo così orribile… In realtà non ricordava proprio tutto, perché, aveva insinuato qualcuno dei medici dell’ospedale, doveva aver “rimosso” i particolari peggiori, perciò avrebbe saputo riferire soltanto di quando era rientrato a casa più tardi del solito trovandosi di fronte quell’ombra proiettata nell’ingresso dalla camera da pranzo, le urla della madre, e poi l’immagine del padre grondante di sangue ma ancora vivo, che l’aveva supplicato di scappare. E poi la creatura che lo ghermiva con i suoi artigli, il colpo netto ma profondo alla guancia destra che per poco gli aveva mancato l’occhio ma che non era riuscita a rendere sgradevole il suo viso (anzi, diverse colleghe al distretto lo trovavano anche per questo più affascinante), le altre ferite che gli aveva inferto al corpo, anch’esse rimaste indelebili, alle spalle, alla schiena, quella al torace così marcata che avrebbe potuto dare l’impressione che egli avesse subito un intervento al cuore… Vincent era rimasto diversi giorni fra la vita e la morte dopo essere miracolosamente scampato a quella terribile strage; poi, quando lui pareva essersi ripreso abbastanza da poter sopportare le spiegazioni, avevano riferito che sua madre era riuscita a distogliere l’aggressore per quello che era bastato per consentirgli di divincolarsi dalla stretta, subito prima di essere uccisa. Non ricordava le immagini dei genitori ridotti praticamente a brandelli ed ovviamente non aveva visto nemmeno il fratellino di 5 anni e la sorellina di 3 massacrati nella loro cameretta: soltanto dopo anni, cercando per conto suo maggiori informazioni sul delitto, aveva saputo che non si erano più trovati il cuore della madre ed un braccio del padre, e ben poco era rimasto delle tenere carni dei fratelli. Eppure nessuno aveva voluto credere ad un ragazzino sconvolto che parlava di un fantomatico essere mostruoso con artigli taglienti come cesoie, e la versione ufficiale della vicenda fu l’attacco di un feroce psicopatico che probabilmente era anche cannibale, anche perché non era stato rubato nulla di valore, dopo che il caso fu archiviato in fretta, forse troppo in fretta, come se ci fosse stato qualcuno a manovrare la giustizia affinché tutto venisse messo a tacere quanto prima. Era solo un ragazzino allora, perciò non aveva potuto farci niente, e nemmeno avrebbe potuto pretendere più di tanto dagli zii, che lo avevano accolto con amore ma che però non erano che un umile impiegato ed una casalinga, che dovevano pensare anche ad una figlia propria più giovane di lui, una situazione che lo aveva costretto ad accantonare il suo progetto di diventare uno scienziato. E pur impegnandosi fin da subito a contribuire al bilancio familiare con vari lavoretti, aveva poi maturato il serio proposito di arruolarsi in polizia: prima o poi avrebbe potuto fare luce su quell’oscura vicenda, comprenderne meglio le motivazioni, e soprattutto rendere giustizia ai suoi genitori!
    Sovrappensiero, Vincent si passava insistentemente un dito lungo il decorso di quelle ferite, ma poi un brivido di freddo gli ricordò finalmente di coprirsi e di asciugarsi, perché un malanno non avrebbe certo giovato al suo scopo ed avrebbe anche potuto rimandare troppo il suo prossimo incontro con Aurora. La piccola Aurora: com’era cresciuta, era diventata una bellissima ragazza! Appena l’aveva portata fuori da quel vicolo buio la sua paura era velocemente sparita, ed appena l’aveva riconosciuto nell’agente King gli aveva sorriso in quel modo disarmante di sempre, come se tutti quegli anni non fossero mai passati: com’era stato difficile mantenere un certo distacco da lei, quando avrebbe invece voluto stringerla forte fra le braccia e non lasciarla più andare! Come lei, nemmeno lui l’aveva mai dimenticata, e non aveva mai smesso di volerle bene, anzi, forse doveva essere qualcosa di più serio, data quella bruttissima sensazione che gli era scattata dentro, appena saputo che sarebbe venuto a prenderla “il suo fidanzato”…
    La stessa cosa che doveva aver provato lui, quella persona così arrogante e sgradevole, chissà cosa un tipo come Aurora doveva aver trovato in lui, lei che non sembrava, ai tempi della scuola, attratta dal lusso come invece dimostravano le sue compagne, nonostante la giovanissima età!
    Evan Holmes, l’erede della fortuna e dell’impero Holmes, lo scapolo più ambito della città… ambito anche da lei? Ripensare a lui gli fece provare nuovamente il senso di nausea provata durante il loro breve incontro nell’ufficio del commissario. La prepotenza con cui era entrato in una stazione di polizia, il tono imperioso della sua voce tipico del classico figlio di papà pieno di sé ed abituato ad avere sempre tutto e subito, il suo sguardo, soprattutto quello: quegli occhi di ghiaccio, abituati a mettere soggezione tutti (anche Aurora era apparsa così indifesa e rassegnata davanti al suo atteggiamento, e si era fatta trascinare via in quel modo!), che in un secondo momento si ricordò di avere già visto prima. Molto prima… Non molti mesi, ma molti anni, quando lui era un ragazzino. Ma all’epoca Evan non doveva essere solo uno studente di un prestigioso college dall’altro lato del continente (ma soprattutto un normale essere umano, per quanto odioso)?
    Forse i dottori avevano ragione, la paura ed il dolore per una tragedia del genere dovevano aver giocato un ulteriore scherzo crudele ad un ragazzino rimasto all’improvviso orfano di entrambi i genitori, perciò si sbagliava, sicuramente… Ma allora perché quello sguardo di ghiaccio ora nella sua testa si sovrapponeva in maniera così perfetta a quello altrettanto glaciale ma iniettato di sangue della misteriosa creatura di quella notte???

    Edited by Sonoko - 16/1/2015, 16:41
     
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  4. Farah89
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    Grazie mille per la tua iscrizione Sonoko!
     
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  5. Giuly_Holly
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    Aspettiamo il tuo racconto :) puoi fondere i due generi come meglio credi :)
     
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  6. Farah89
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    [QUOTE=Giuly_Holly,6/1/2015, 18:06 ?t=70089183&st=0#entry567935304]
    Aspettiamo il tuo racconto :) puoi fondere i due generi come meglio credi :)
    [/QUOTE
    Concordo con Holly
     
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  7. MedeaEuripide
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    Salve!
    Sono rimasta affascinata dai personaggi, quindi ho deciso di partecipare al vostro concorso :D
    Non ho ancora idee riguardo alla storia, ma oltre ad una sana dose di romanticismo penso che opterò per il thriller (il macabro mi si addice XD )
    Ohohohoh *felicità* però partecipo in nome del forum Under the sky- manga's friends, di cui sono una delle admin:
    http://underthesky-mangasfriends.forumcommunity.net

    Preferisco essere avvisata sul forum, esattamente qui (http://underthesky-mangasfriends.forumcomm...net/?t=56462347)

    Ps: pensavamo di inserire il vostro banner nella home (contest), vi va bene?

    Nello spoiler trovate la storia <3

    Omnia Vincit Amor

    6 anni prima

    “Mamma! Sono a casa!”
    Aurora, allora liceale, era appena tornata dagli allenamenti, quando, appena entrata, trovò il corpo di sua madre riverso per terra.
    Sua madre, una bella donna di 40 anni, uccisa a sangue freddo da un uomo poi dileguatosi nel nulla, come un fantasma.
    Sua madre, la sua migliore amica, che non ebbe giustizia.
    Sua madre, l'unica cosa buona della sua vita, morta per mano di qualcuno che aveva abbastanza soldi per non farsi trovare o per nascondersi alla luce del sole.

    Oggi

    “Oggi fa veramente caldo, non credi?”
    “Sei una piaga, te l'hanno mai detto Laura? Ti lamenti di tutto..” disse Aurora, rimproverandola con un sorriso sulle labbra.
    “Ti ringrazio, bella. Tu sì che sai come farmi i complimenti”
    Aurora non aggiunse nulla, sapeva che la sua amica non era così permalosa da prendersela. Del resto era la sua migliore amica, la conosceva da una vita e le era sempre stata accanto, anche nei momenti più difficili.
    “Aurora, ho due domande.”
    “Sai che mi inquieti? Le tue domande mi fanno venire sempre i brividi. Sarà perchè tutte le volte mi fai il terzo grado.”
    “Su su, fammi felice. Prima domanda: come sei messa con gli esami? Seconda: perchè non mi racconti di Evan?” il tono della sua voce oscillava tra lo scherzoso e il perentorio.
    “Ahhh.. non ti arrendi mai, eh?! Allora, ho finito gli esami. Domani do l'ultimo e te l'avevo già detto. Riguardo ad Evan.. Mi piace il suo fascino e bell'aspetto, ma non sopporto quando si comporta da bambino viziato. In quei momenti mi rendo conto del suo status sociale, mi rendo conto che ha così tanti soldi da poterli usare come carta igienica. Però mi piace quando fa il duro per ottenere ciò che vuole. Ah, dimenticavo ho una notizia da darti!”
    “Che aspetti a parlare!”
    “Hai presente Vincent? Il poliziotto di 25 anni, affascinante come pochi, brillante e non parliamo del fisico?”
    “E come si fa a scordarselo un tipo così? Se solo non avessi il ragazzo, mi tufferei nelle sue braccia”
    “Si è trasferito vicino casa mia!”
    Aurora era anche troppo emozionata, del resto aveva un ragazzo, non di certo da buttare, ma Vincent l'attirava. Era come se loro due fossero delle calamite, destinate ad unirsi.
    Tuttavia era molto fedele ad Evan, non voleva di certo tradirlo, ma aveva sempre avuto l'impressione che lui omettesse dei particolari della sua vita. Per esempio si rifiutava di dirle dove era stato anni prima, che cosa aveva fatto, molte sue domande rimanevano insoddisfatte e regolarmente si ritrovava a litigare con Evan. Oltre a ciò si aggiungeva la sua amicizia con Vincent, di cui lei era segretamente innamorata pur sapendo che i suoi sentimenti non erano ricambiati. O almeno così lei credeva.
    “Veramente? Ma questo è destino!”
    “Cosa dici. Ora sarà veramente difficile togliergli gli occhi di dosso. Mi sento così infedele. Mi piace Evan, ma ha qualcosa, una strana luce negli occhi, che mi fa paura. Vincent invece sta scappando dal suo passato, lo vedo nei suoi occhi. E' inquieto ultimamente ed ora che mi ci fai pensare, soprattutto quando è vicino ad Evan. Non credi che sia strano?
    “Umm.. In effetti, è strano. Non sono amici? Dovrebbe sentirsi a suo agio con lui.”
    “Già, forse hanno litigato. Scusami Laura, devo correre ad allenamento! Ci sentiamo!”
    Prima che l'amica potesse risponderle, Aurora era già sparita. Ultimamente arrivava sempre in ritardo ad allenamento, forse perchè pensava un po' troppo all'affascinante poliziotto?

    Nel frattempo alla stazione di polizia.

    “Vincent! Vincent! Ohi!”
    Vincent, poliziotto destinato a diventare un capo molto stimato, era troppo assorto nei suoi pensieri per poter sentire il suo capo, Roland Walker. Roland, ormai abituato a tutto, decise di optare per un “risveglio” più irruento del solito.
    Sbam! Un sonoro scappellotto raggiunse il coppino di Vincent.
    “Ouch! Ma che cavolo fai!”
    “Sveglia, ragazzo! Sei troppo pensieroso nell'ultimo periodo. Anzi ora che ci penso oggi ti occuperai di queste pratiche, così impari a dormire sul lavoro.”
    “Grazie, queste pratiche da compilare mi faranno di certo distrarre a sufficienza.” disse con una punta di sarcasmo nella voce.
    “Vincent, sono preoccupato. Sei uno dei miei migliori agenti, ma ultimamente non ci sei proprio con la testa. Cosa sta succedendo?”
    “Scusa, non è proprio periodo. Posso chiederti un favore?”

    Roland non era del tutto convinto di volergli dare corda, ma Vincent era prima di tutto un bravo ragazzo e poi era inusuale per lui chiedere un favore.

    “Dimmi, cosa ti serve?”
    “Nulla di illegale. Avrei bisogno di qualche informazione sulla famiglia Holmes. Di tutti i componenti, in particolare di Jessica Holmes e Evan Holmes.”
    “Madre e figlio? Ma aspetta, Evan non è quel tuo amico?”
    “Già...”
    “Mi stai dicendo che sei convinto che il tuo amico centri nell'omicidio della madre di Aurora Turner?”
    “Forse, non lo so, ma tutte le prove che ho raccolto fino ad ora portano a lui. Però ho l'impressione che mi stia sfuggendo qualcosa.”

    Roland gli sorrise, aveva la stessa espressione che un padre ha quando vede il figlio compiere una buona azione. Sembra strano, ma quel ragazzo aveva una marcia in più e lui, per la prima volta nella sua vita, si era preso cura di Vincent come se fosse suo figlio.

    “Per domani mattina avrai quei fascicoli”
    “Grazie, capo. Le devo un favore”

    Nel pomeriggio Vincent decise di andare a parlare con Evan. Questa situazione lo rendeva poco efficiente a lavoro, un peso per i suoi colleghi, e lui ne aveva veramente abbastanza.

    “Signorino Evan, Vincent King desidera vederla. Lo lascio entrare?” Queste erano le parole che stava pronunciando la domestica di Evan dall'altra parte della cornetta.

    “Certo, fallo entrare.”

    “Ciao Vincent. Immagino che tu non sia qui nei panni di un mio amico, ma di agente della polizia, sbaglio?”
    Vincent, richiudendosi alle spalle la porta, guardò il suo amico, per la prima volta lo stava osservando per davvero. Alto, spalle larghe, stesso colore dei suoi occhi, atletico e un neo a forma di stella sul dorso della mano.

    “Aspetta, io quel neo l'ho già visto. Ma dove?” Non che Vincent non avesse mai osservato il suo amico, ma non aveva mai prestato attenzione ai particolari, come quel neo.

    “Cosa vuoi?” disse Evan visibilmente scocciato.
    “Vorrei farti qualche domanda sulla notte in cui è stata uccisa la mamma della tua ragazza.”
    “Ancora? Ti ho già risposto, mi pare. Non ho intenzione di ripetermi. E poi quel modo in cui dici “la tua ragazza”.. Sembra quasi che vorresti fosse tua.”
    “Devi rispondere, non hai altra scelta e lo sai. Riguardo alla tua ragazza non ho nulla da dire. Anzi pensandoci una cosa la ho da dirti. Sei proprio uno stronzo. La tua famiglia è coinvolta nell'omicidio di sua madre e tu, oltre a trattarla come se fosse un oggetto di tua proprietà, la stai usando per far sì che lei lasci da parte l'omicidio di sua madre. Ti do merito di essere un bravo ed astuto adulatore, ma non la farai franca. Ho almeno una ventina di prove contro di te e la tua famiglia, non ti lascerò fuggire.”
    “Mi fai pena. Non solo ami la mia ragazza da sempre, credevi che non me ne fossi accorto? Non sono cieco, vedo come vi guardate. Inoltre ti ho già detto che io non c'entro niente e tu invece ti accanisci contro di me e la mia famiglia. Mi sa che hai bisogno di una visita all'otorino. Ah, dimenticavo. Sai, hai ragione a me di quella ragazza non me ne frega nulla, la volevo tenere lontana solo da te. Un ultima cosa, forse non solo l'unico ad avere dei segreti.”
    “Tu figlio di pu...”

    In un momento di rabbia Vincent sferrò un pugno al suo amico, centrandolo in piedi. Evan lo guardò in segno di sfida, provocandolo ulteriormente, ma questa volta Vincent non si fece trarre nella sua trappola. Evan voleva solo fargli perdere la pazienza e lui non poteva stare al suo gioco.

    “Non cambi mai, Evan. Sai una cosa, va bene così. Non sono io ad avere dei segreti e gli scheletri nell'armadio, quello sei tu.”
    “Tu credi. Povero non sai nemmeno la verità. Mi fai pena come sempre del resto.”

    Vincent aveva sentito abbastanza, avrebbe proseguito con le indagini e incriminato Evan a qualunque costo. Stava per uscire quando sentì un rumore, come un cigolio provenire dall'altra parte della stanza.

    “Ops, mi sa che la mia ragazza ci ha sentito. Che peccato.”

    In quel preciso istante aprì la porta e Aurora cadde in ginocchio davanti a lui. Ella lo guardò con così tanto disprezzo che se il disprezzo si fosse personificato, avrebbe incarnato un goblin.

    “Sei un bastardo. Era da un po' che pensavo di lasciarti, grazie per avermi dato questa chance”

    Vincent era corso da lei, un po' perchè voleva aiutarla a rialzarsi e un po' perchè aveva paura che Evan volesse farle del male.

    “Che smorfiosa, sparite. Entrambi.”

    Vincent e Aurora non se lo fecero ripetere due volte, aprirono la porta e se ne andarono, consapevoli che quella sarebbe stata la loro ultima visita in casa Holmes.

    “Grazie, Vincent.”
    “Di cosa?”
    “Di avermi sempre protetta, di essermi stato accanto, di aver cercato di far luce sull'omicidio di mia mamma. Grazie per tutte quelle cose che io non sono stata in grado di fare. E grazie per avermi sempre amato.”

    Vincent non ci poteva credere, era seduto in macchina con la persona che amava di più e per la prima volta nella sua vita non aveva paura, se così vogliamo chiamarla, di prendere l'iniziativa per confessarsi.

    “Aurora, io ti amerò per sempre. Ti ho sempre amato e continuerò a farlo.”

    Dopo aver detto queste parole, si avvicinò a lei per baciarla. I due si scambiarono non un bacio appassionato come ci si poteva aspettare da due che si amano da una vita e solo ora hanno avuto la possibilità di unirsi, ma dolce come il loro amore candido e duraturo.

    Dopo aver lasciato Aurora con un altro bacio e averle augurato la buona notte, entrò in casa. La prima cosa che si trovò di fronte fu sua madre, un uomo e la madre di Evan, cosa che lo sorprese molto. Che diavolo ci facevano qui?

    “Vincent, mio caro. Dobbiamo parlare” Sua madre fu la prima a proferire parola.
    “Mamma, quell'uomo è il padre di Evan, sbaglio? Ho notato lo stesso neo di Evan sul dorso della sua mano.”
    “Sei perspicace.” disse l'uomo.
    “Non direi molto, non ci vuole mica un genio a capirlo. Poi non si è reso conto che assomiglia a te, caro.”
    “Che assomiglio a chi?”
    La madre, intuendo l'irrequietezza del figlio, disse
    “Caro, siediti. Dobbiamo parlare e spiegarti.”

    Sarà passata oltre un'ora da quando la madre di Vincent prese parola ed iniziò a spiegare cosa fosse successo negli anni precedenti, il perchè avesse detto a Vincent che suo padre era morto prima della sua nascita, cosa l'avesse portata a tale scelta. Erano talmente tante informazioni, che Vincent aveva la testa che scoppiava, non riusciva a sopportare l'idea di essere sempre stato all'oscuro di tutto ciò. Ma ora tutti i tasselli si incastravano perfettamente, ora capiva il motivo per il quale sua madre avesse insistito tanto per fargli conoscere Evan e la sua famiglia.

    “No.. Non ci posso credere, mi state dicendo che sono suo figlio. Spiegatemi bene, io ho sempre pensato che mio padre fosse morto e voi me lo portate qui in carne ed ossa. State scherzando, io ed Evan dovremmo essere fratelli? No. Non lo accetto, tu non sei mio padre.”
    “Caro, capisci tu stai indagando sulla tua stessa famiglia. Forse dovresti lasciare perdere ora che sai la verità.”
    “Mamma, ma tu da che parte stai? Mi hai insegnato il concetto di giustizia e poi mi vieni a dire che dovrei lasciare impunito un crimine. Non solo questo, ma in più mi stai anche confermando tutte le mie teorie. La famiglia Holmes ci è dentro fino al collo. A questo punto penso che non sia Evan l'assassino, ma questo uomo, quello che dovrei chiamare papà. Scordatevelo non lascerò mai stare. Ed io sarò tuo figlio biologicamente parlando, ma non lo sono nella realtà, quindi per me puoi anche marcire all'inferno.”

    L'uomo lo stava guardando con aria di sfida e sogghignava difronte a tanto coraggio, quel ragazzo non sapeva quanto gli sarebbe stato difficile scavare oltre in quella vicenda. Ma forse era meglio così.

    La madre di Evan, rimasta in silenzio, guardò Vincent e disse, esponendo il pensiero dell'uomo

    “Non avrai vita facile, sarai solo. Non riuscirai a farci soccombere tanto facilmente.”
    “Non avevo dubbi, ma sa, io non sono solo. Ho la mia squadra e la mia ragazza al mio fianco, non mi serve altro. Poi mi ritengo un uomo paziente, ho aspettato per 10 anni che la ragazza che amo mi ricambiasse, non mi scoraggerò così facilmente. Ora andatevene. E mamma, non voglio vederti mai più, spero di essere stato chiaro.”

    Sua madre lo guardò, il suo sguardo trasudava disperazione e invocava pietà, ma Vincent era troppo ferito per poterla perdonare. Forse in un futuro sarebbe riuscito a farlo, ma non ora.

    Dopo quella serata non li vide più.

    3 anni dopo

    “Condanno per omicidio di primo grado Luke Holmes, per complicità in omicidio Helena Holmes e Evan Holmes. Il caso è chiuso.”

    Mentre la famiglia Holmes veniva portata via, in fondo all'aula si poteva vedere una scena meravigliosa. Abbracci, baci, insomma felicità da tutte le parti.

    “Signorina Turner, cosa ne pensa di questa condanna? È contenta che sua madre abbia avuto giustizia? Chi ringrazia?”
    “Salve, prima di tutto vorrei sottolineare che, pur essendo la Signorina Turner, ormai il mio cognome è King. Ora passiamo alle risposte. Ho visto il lavoro che è stato fatto e sono contenta che la condanna sia stata equa e corretta. Sì, sono felice e questo lo devo alla squadra di polizia ed a mio marito che ha continuato incessantemente a lavorare sull'omicidio di mia madre senza farsi spaventare dalle minacce della famiglia Holmes. Non ho altro da dire. Arrivederci.”

    Vincent la prese sottobraccio, proteggendola dagli altri giornalisti. Questo era il caso dell'anno, ma a loro non importava. A loro importava solo che giustizia fosse stata fatta.

    Vincent, dandole un bacio, le disse
    “Signorina King, le va di accompagnarmi?”
    “Anche in capo al mondo”

    Del resto Omnia Vincit Amor, cioè L'amore vince su tutto.

    THE END


    Edited by MedeaEuripide - 9/2/2015, 21:17
     
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  8. Farah89
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    Ma certo va benissimo se inserisci il banner! Grazie mille per la tua partecipazione
     
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  9. MedeaEuripide
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    Grazie a voi per il contest, ora devo solo aspettare il momento propizio per iniziare a scrivere :D

    Ah, una domanda: la storia la posto in questo topic, vero?
     
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  10. Farah89
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    Si certo puoi metterla in questo topic la tua storia
     
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  11. MedeaEuripide
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    Perfetto, grazie mille :D
     
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  12. Farah89
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    Ma di nulla grazie a te per la partecipazione
     
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  13.     +1   -1
     
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    Io invece sono a buon punto, ma non deve avere un finale, giusto? Basta impostarla inserendo le descrizioni dei personaggi?
     
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  14. Farah89
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    Si Sonoko può essere senza finale. Si deve avere nella storia le caratteristiche dei personaggi descritti!
     
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  15. Giuly_Holly
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    Attendiamo tutte le storie :)
     
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84 replies since 4/1/2015, 15:37   1368 views
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